Fiscalità e previdenza: il lavoro artistico tra discontinuità e riforme
Dal webinar MIDJ con Massimo Pontoriero (Presidente di UNISCA)
Il recente incontro organizzato da MIDJ con Massimo Pontoriero, presidente di UNISCA, ha offerto uno sguardo lucido sulla situazione attuale di fiscalità, previdenza e welfare nel settore dello spettacolo, con un’attenzione particolare alla condizione dei musicisti.
Pontoriero ha sottolineato come il nodo principale resti la discontinuità lavorativa, una caratteristica strutturale del mestiere artistico che il sistema italiano non ha ancora saputo rappresentare. Oggi i contributi vengono calcolati sulle giornate lavorative, un criterio che non tiene conto del lavoro “invisibile” di preparazione, studio, composizione o progettazione che occupa gran parte del tempo dei musicisti. Questo meccanismo rende difficile maturare i requisiti per la pensione e crea una costante sensazione di precarietà, anche per chi lavora regolarmente.
In Europa esistono modelli più adatti alla realtà del settore: in Francia gli “intermittents du spectacle” hanno un sistema di lavoro subordinato a tempo determinato che garantisce tutele e continuità contributiva; in Germania, invece, il calcolo si basa sul reddito annuo complessivo, superando la frammentazione burocratica. Secondo Pontoriero, l’Italia dovrebbe ispirarsi a quest’ultimo modello, semplificando le procedure e creando una cassa unica per tutti i lavoratori creativi, in modo che ogni attività — dai concerti all’insegnamento, fino alla produzione e agli arrangiamenti — contribuisca a un’unica posizione previdenziale.
Un’altra criticità è la frammentazione tra diverse casse previdenziali (Enpals, Gestione Separata, artigiani, commercianti) e un elenco delle professioni artistiche rimasto fermo al 2005. Molti musicisti e tecnici non vi rientrano e vengono quindi esclusi o penalizzati. Anche chi versa regolarmente i contributi rischia di non raggiungere la soglia minima per la pensione, mentre la burocrazia e la mancanza di informazioni chiare generano confusione e sfiducia.
Pontoriero ha chiarito un punto spesso frainteso: tasse e contributi non sono la stessa cosa. I contributi costruiscono la pensione e le tutele individuali (malattia, maternità, disoccupazione), mentre le tasse finanziano i servizi pubblici generali. Ma l’opacità del sistema fa sì che molti lavoratori percepiscano “tutto come tasse”, con la sensazione di pagare molto senza ricevere in cambio tutele reali.
Sul fronte delle indennità e del sostegno al reddito, la situazione non è migliore. La Naspi resta un buon strumento per i lavoratori dipendenti, ma non copre i discontinui. L’Alas, pensata per gli autonomi, è poco accessibile e costosa. E la recente indennità di discontinuità, pur rappresentando un primo riconoscimento normativo del lavoro artistico, si traduce in importi molto bassi (in media circa 1.800 euro l’anno), risultando più simbolica che realmente efficace.
Sul piano operativo, le cooperative continuano a essere lo strumento più praticato per garantire agibilità, gestione dei contributi e semplificazione fiscale. Tuttavia, si tratta di una soluzione “di necessità”, non strutturale. La partita IVA può rappresentare un’opzione per chi insegna o svolge attività continuative, ma comporta oneri elevati e scarse tutele per chi vive principalmente di performance.
In prospettiva, UNISCA — insieme a MIDJ e alle altre associazioni di settore — sta lavorando per aggiornare l’elenco delle professioni artistiche, semplificare il sistema contributivo e promuovere una riforma unitaria della fiscalità e della previdenza nel mondo dello spettacolo. Il tutto si inserisce nel percorso del nuovo Codice dello Spettacolo, previsto per il 2026, che dovrebbe finalmente armonizzare le diverse normative.
Il quadro che emerge è quello di un sistema ancora fragile e frammentato, che non riflette la realtà del lavoro culturale contemporaneo. Tuttavia, il riconoscimento ufficiale della figura del lavoratore discontinuo rappresenta un passo importante, da consolidare attraverso il confronto costante tra istituzioni e associazioni. MIDJ continuerà a portare avanti questo dialogo, con l’obiettivo di contribuire concretamente alla costruzione di un modello più giusto e sostenibile per chi lavora nella musica e nello spettacolo.


